Shōgun

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Ais Quin
view post Posted on 6/11/2010, 17:51 by: Ais Quin




Apro il topic prima che Hika parta definitvamente per la tangente


Edito nel 1975 questo romanzo di James Clavell, scrittore e regista australiano, è ambientato nel Giappone fudale del diciassettesimo secolo e si basa sulla storia di William Adams, navigatore britannico realmente esistito. Il protagonista è John Blackthorne, un pilota di navi inglese a capo di una nave da guerra olandese che, in seguito a una tempesta, fa naufratio nel villaggio di Anjiro. Quella di Blackthorne è l'unica nave della spedizione approdare in Giappone che, fino ad allora, era considerato appannaggio esclusivo del Portogallo; il commercio con l'estero, in particolare con la Cina, era di fatto controllato dai frati gesuiti che, naturalmente, utilizzavano la loro influenza anche per "esportare" il loro credo religioso. Denaro e religione, quindi: due smacchi al prezzo di uno per l'Inghilterra protestante di Elisabetta I.
Blackthorne e i pochi altri marinai superstiti vengono presi in custodia dal samurai Kasigi Omi, nipote del daimyō locale Yabu. Non sarà loro concessa la libertà fino a che non avranno imparato a comportarsi come si conviene a delle persone civili, ovviamente secondo l'accezione nipponica del termine; ma all'inizio nessuno di loro ha intenzione di piegarsi ai costumi del luogo, a cominciare dall'alimentazione per finire con il loro concetto di giustizia. Yabu vorrebbe temporaneamente tacere a Toranaga, il suo padrone, l'arrivo della nave di Blackthorne in modo da non dover rinunciare in seguito a tutte le ricchezze che contiene, ma viene tradito e costretto a desistere dal rivendicare ulteriormente qualsiasi "diritto di prelazione" sui prigionieri e i loro possedimenti. Obtorto collo Blackthone decide di assecondare i propri carcerieri e di imparare il giapponese, anche perché se entro sei mesi la sua consocenza di questa lingua non raggiungerà un livello accettabile tutti gli abitanti di Anjiro, che hanno il compito di aiutarlo in questa impresa, saranno giustiziati. Il movente "umanitario" per così dire, non è l'unica ragione della solerzia di Blackthorne, soprannominato Anjin-san, nell'imbarcarsi in questa impresa: vuole essere in grado di trattare personalmente con Toranaga, senza intermediari a decidere della sua vita e di quella dei suoi uomini.
Toranaga dimostra un gradissimo interesse per l'inglese, ma ne dimostra ancora di più Ishido, un potente samurai che come lui aspira al titolo di Shōgun. L'eventualità di un'apertura commerciale all'Inghilterra, e di conseguenza del tramonto del monopolio portoghese, permetterebbe a entrambi di accumulare ancora più potere e ricchezze: Blackthorne si trova quindi invischiato nella contesa, dall'esito della quale dipende il suo destino. E il suo destino, che gli piaccia o no, è il Giappone.

Questo è il filone principale, ma ovviamente non mancano varie sottotrame e sotto-sottotrame. Tra queste spicca la relazione amorosa che Blackthorne si trova ad intrecciare con Mariko, una samurai al servizio di Toranaga convertita al cristianesimo.


SPOILER (click to view)
Per quanto vi siano riscontri reali in quanto raccontato da Clavell, comunque, nel romanzo vi sono alcuni anacronismi e/o imprecisioni storiche, a cominciare dal fatto che all'epoca le navi non avevano il timone per finire con accreditare ai samurai di Toranaga il grido "Banzai!" che, in realtà, entrò in uso soltanto alla fine dell'era feudale.


Commento personale
E' un bel malloppone, ma merita di essere letto sebbene l'autore non sia un narratore eccelso. Passi l'inforigurgito storico, ma vederselo spiattellato sotto forma di lunghissimi flashback non è esattamente il massimo. Il peggio, però, Clavell lo raggiunge nel formulare il pensiero delle sue creature, dal momento che sovente se ne serve per fare dello spoiler a manetta sulla piega che prenderà la storia. Ma la cosa buffa è che nella parte centrale del romanzo questi difetti spariscono quasi del tutto per poi ripresentarsi con rinnovata prepotenza nelle ultime pagine. Di' la verità, James, ti eri rotto le palle un po' anche tu, eh? O più semplicemente ti sei accorto che se non ti fossi fermato esattamente a quel punto avresti continuato a scrivere ad libitum di Blackthorne e compagni? Vabbè, ti capisco: non dev'essere stato un lavoro di tutto riposo. Un altro neo è sicuramente la liaison tra Blackthorne e Mariko {riesce a scrollarsi di dosso tutta la sua Sueaggine soltanto ala fine}, non solo perché sembra fin troppo facile, ma perchè presi assieme quei due sono francamente insopportabili. Per il resto, nulla da dire dal momento che ci sono tutti gli ingredienti per stregare anche chi non è un cultore del genere.

Edited by Surymae - 6/11/2010, 20:26
 
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