Il Palazzo della Mezzanotte

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Ais Quin
view post Posted on 4/11/2010, 20:06




Provate a tonrare indietro con la memoria a quando avevate dieci anni e i vostri sogni erano popolati da bucanieri, damigelle in pericolo e stravaganti proprietari di leggendarie fabbriche di cioccolato. Eravate più tipo da Ivanhoe o da Phineas Fogg? Da Zanna Bianca o da Tartufello? Ebbene, dimenticatevi di Ventimila leghe sotto i mari, di Robinson Crusoe, di tutti i Tom Sawyer e Huckleberry Finn di questo mondo e tuffatevi nell'universo di Carlos Ruiz Zafón, il broker dell'anima, il Firmino di Spagna che ha fatto dell'anedonia contenutistica un culto praticato a livello internazionale. E dimenticatevi anche di Daniel e David, della Barcellona un po' gotica e un po' allo sbando che milioni di lettori sparsi per tutto il globo terracqueo hanno imparato a conoscere e amare.

Milioni di lettori tranne me, che dopo poche pagine de L'ombra del vento ho deciso di fare un atto d'amore nei confronti del mio sangue abbandonandone la lettura.
Facendo qualche ricerca, però, ho scoperto che tra gli estimatori di Zafón {che io chiamo affettuosamente -e ripeto, affettuosamente- Scarrafón} sembra esserci qualche pentito che non è riuscito a trovare in nessun'altra sua opera la stessa magia de L'ombra del vento. E' vero che, eccezion fatta per Il gioco dell'angelo, si tratta di romanzi editi in precedenza, ma quattro libri non sono pochi.

Edito nel 1994 e inizialmente destinato a un pubblico di ragazzi, Il Palazzo della Mezzanotte è un'imbarazzante accozzaglia di fantascienza, leggende metropolitane e credenze popolari con pretese da romanzo d'appendice. Da Cassandra Crossing a Blob il fluido mortale, infatti, passando per Akira e aggiungendo un pizzico di Star Wars che non guasta mai {Paolini docet}, c'è tutto e niente al tempo stesso: 299 pagine che volano in un soffio ma che restano sullo stomaco come la mitica peperonata mattutina di Aldo in Tre uomini e una gamba e i cui unici buoni spunti sono, appunto, quelli di cui Scarrafón si è appropriato con mano esperta e febbrile. C'è però da dire che il nostro amico fa sfoggio di un'inaspettata lungimiranza, anticipando di qualche anno sia la saga di Harry Potter che, udite udite, Passaparola con il suo mitico Gadano: al suo posto prenderei seriamente in considerazione l'idea di fare il cartomante e rivendere ad altri autori il contenuto delle proprie visioni. E io sono figlia di cartomante, badate bene.


Trama
Siamo nel 1932, a Calcutta. All'Orfanotrofio Saint Patrick's i membri della Chowbar Society si apprestato ad inaugurare l'ultima seduta della storia della loro confraternita. C'è Isobel, che sogna di fare l'attrice; Micheal, ritrattista ufficiale del gruppo il cui numero di parole pronunciate all'anno è inversamente proporzionale agli alberi che nello stesso periodo la Corona è costretta ad abbattere per fornirgli la carta di cui ha bisogno; Roshan, scugnizzo che in seno all'Istituzione ha trovato l'America e adesso col cavolo che se ne va; Siraj, innamorato senza speranza di Isobel; Seth, il nichilista del gruppo; Ian, segamentalista piscialletto che da grande vuol fare il medico; e infine Ben, Gary Stu ufficiale della brigata nonché, ça va sans dire, protagonista di questa storia. Ancora pochi giorni e l'Orfanotrofio sarà dispensato dal prendersi cura di loro, un modo elegante per dire che sulle loro giovani terga incombe l'impronta della pedata che li caccerà dal Paradiso lasciando che la Città pasteggi delle loro carni. La loro festa d'addio a base di sesso, droga e Rock 'N' Roll {come no...} viene però funestata dall'apparizione di una donna e di una ragazza che di lì a pochi minuti travolgeranno la vita di Ben e compagni portando a galla un passato che tanto passato non dev'essere. La vecchia, infatti, è Aryami Bose, sua nonna, e la ragazza che l'accompagna è Sheere, sua sorella gemella. Tutto bene quel che finisce bene? Non esattamente: le due sono infatti inseguite da Jawahal, un simpatico piromane pluriomicida completamente fuori di cotenna il cui unico scopo nella vita è uccidere i due fratelli...
E qui la storia prende una piega sovrannaturale che non sta né in terra, ma che se non altro scaccia il torpore in cui Scarrafón fa precipitare il lettore nella prima parte del romanzo. Alla fine si scopre che
SPOILER (click to view)
Il passato di Ben e Sheere è legato ad un incendio avvenuto sedici anni prima nella stazione ferroviaria di Jheeter’s Gate, in cui persero la vita trecento bambini e la stessa madre dei gemelli. Il loro padre, Chandra, era il progettista della locomotiva assassina: impazzito dal dolore decide quindi di uccidere i figli, ma non si capisce perché abbia deciso di aspettare così tanto per mettere in atto il suo Losco Piano™ che, by the way, gli riesce solo a metà in quanto soltanto Sheere muore, e neppure come voleva lui.

A raccontarci la storia è Ian a cui Scarrafón, nella sua immensa misericordia, concede l'esclusiva di alcuni pezzi del puzzle a cui teoricamente non avrebbe accesso, in barba alle più elementari regole della narrativa.
La parte più esilarante del romanzo è probabilmente la nota dell'autore che compare all'inizio del tomo, di cui costui sembra servirsi per scusarsi di quel che è venuto fuori servendosi dell'alibi del libro per ragazzi.

Stile
Poco da dire su questo: a parte qualche aforisma azzeccato, su cui Zafón investe a discapito della trama vera e propria, non ci trovo nulla di particolare. Il che, a ben vedere, è ancora peggio che trovarlo penoso, dal momento che mi lascia completamente fredda. Per quanto riguarda la gestione dell'intreccio la differenza tra il Palazzo e l'Ombra è palpabile: il primo è tanto intricato quanto il secondo è, almeno per quanto mi riguarda, intuitivo al punto di togliere qualsiasi gusto.
Così come non si capisce dove voglia andare a parare Jawahal/Chandra e perché, non si capisce a che genere dovrebbe appartenere esattamente il romanzo dato il continuo rimescolarsi di azione, horror, gotico e avventura. Ciò va ulteriormente a discapito dello stile di scrittura dal momento che non sempre quest'ultimo è capace di adattarsi a un cambio di registro che di fatto non avviene neppure.

Introspezione psicologica
Al di là delle caratteristiche principali di ciascuno i personaggi hanno ben poco spessore, intrappolati come sono nello stereotipo che li riguarda. Si quasi potrebbe dire che costoro fanno invece di essere: Aryami fa la saggia, Siraj fa l'innamorato di Isobel, Seth fa il pessimista e via discorrendo. Il seminato è quello e guai se una sola falange del piede osa uscirne. Lo spreco maggiore, naturalmente, è Jawahal, che come cattivo non sarebbe malaccio se solo avesse uno straccio di movente; ma tanto lui è pazzo, quindi che ragioni può mai avere?
Non sai quanto ti sbagli, Carlos.

Conclusione
Decisamente non imprescindibile, neanche per uno Zafoniano convinto e praticante. A maggior ragione per lui, anzi, dal momento che la brutta sopresa è dietro l'angolo.

Edited by Ais Quin - 5/11/2010, 16:18
 
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