Ma le stelle quante sono

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Ais Quin
view post Posted on 7/11/2010, 16:35




Per il ciclo Chi è il tuo editor, Tonio Cartonio? la Direzione presenta Ma le stelle quante sono di Giulia Carcasi, edito da Feltrinelli nel 2005 quando l'autrice, classe 1984, aveva appena 19 anni. La stessa età per intenderci che aveva Françoise Sagan quando, nel 1954, pubblicò Bonjour tristesse; ma la casa editrice milanese ha preferito accostarla ad un altro autore della sua "scuderia". Sto parlando di lui, Federico Moccia, il cui editor, guarda caso, è lo stesso della Carcasi.
E si vede.


Trama
Alice e Carlo frequentano l'ultimo anno di liceo classico. Lei si sente soffocare all'idea di essere inquadrata in qualsivoglia categoria, lui è il classico "sfigato". Se da un lato la loro condizione di reietti li fa soffrire molto, dall'altro il prezzo da pagare per avere un po' di pace, l'omologazione, sembra ad entrambi decisamente troppo alto. Tuttavia ci provano lo stesso, Alice mettendosi con un ragazzo che non la capisce e Carlo accettando le avances di Ludovica, la compagna di classe più civetta. Traditi in primo luogo da se stessi e poi dai reciproci partner, sempre più schifati dall'iprocrisia che vedono tutt'intorno a loro, alla fine i due capiranno di essere esattamente ciò di cui avevano reciprocamente bisogno.
Fine.
Non sarà Il Dottor Živago ma ci si può anche accontentare, dai. Se il problema fosse soltanto la povertà dell'intreccio ci sarebbero altri milioni di romanzi da cassare senza pietà, anche dei capolavori come Uomini e topi e Kokoro.

Stile
D'accordo, questa è soltanto l'opera prima di un'autrice molto giovane.
D'accordo, il fatto che l'abbiano paragonata a Moccia non può che mettermi in allarme.
D'accordo, scrivere un brutto libro è umano, ma qui c'è un problema di fondo molto, molto grave: una conoscenza grammaticale piuttosto lacunosa. Si comincia col ripudio del congiuntivo
CITAZIONE
Alice, non pensi che è il momento di rischiare?

:facepalm:

per finire con con l'utilizzo sistematico del verbo stare al posto di essere, passando per una miriade di punti fermi, mefistofeliche falangi di punti di sposensione e pronomi accompagnati dal soggetto che sottintendono. Tutte cose, a quell'uso molto castigliano da parte della Carcasi del verbo stare, che avvalorano la tesi del parallelismo con Moccia.
E va bene, la forma presenta le stesse identiche caratteristiche. E il tipo di storia raccontata, nonché il target a cui essa è indirizzata, pure. Ma i conteuti saranno diversi, no?

Carcasi


CITAZIONE
Il mondo è strano: si allarga, si ristringe e poi si riallarga e tu non puoi mai essere sicuro di riuscire a starci bene dentro. Ma quando riesci a stare dentro, devi rubare tutta la vita che puoi. E metterne un po' da parte, che magari, un giorno, quando avrai bisogno di ricordi, ti servirà quella manciata di vita e ti farà piacere ritrovarti un po' di sabbia nei capelli. E ti metterai li ad accarezzare il tuo cuore e a lasciarlo parlare.

CITAZIONE
Perché è istintivo pensare che se corri avanti ti sarà più facile non voltarti indietro. Perché pensi che più vai lontano e più vedrai piccolo e distante quello che ti sei lasciata alle spalle. Ma le regole della prospettiva non sono valide in amore. Puoi andare lontano mille miglia, mesi, anni, ma basterà girarti un attimo, abbassare per un solo secondo le difese e lasciarti vincere dai ricordi, per ritrovarlo li'.

CITAZIONE
E fa un certo effetto vedere quei banchi vuoti, ti fa sentire che hai lasciato il tuo posto a qualcuno che neppure conosci. Qualcuno che leggerà le scritte che tu hai inciso, che si nasconderà in quello stesso angolo del banco dove tu ti nascondevi per sfuggire all'interrogazione, che batterà nervoso il piede a terra con lo stesso ritmo che tu avevi. Qualcuno che ruberà un po' di vita tua.

Moccia


CITAZIONE
Non c'è mai un perché a un ricordo. Arriva all'improvviso, così, senza chiedere permesso. E non sai mai quando se ne andrà. L'unica cosa che sai è che purtroppo tornerà di nuovo. Ma di solito sono attimi. E ormai so come fare. Basta non fermarsi troppo. Appena arriva quel ricordo, allontanarsene velocemente, farlo subito, senza rimpianti, senza concessioni, senza metterlo a fuoco, senza giocarci. Senza farsi male.

CITAZIONE
E ci sono gesti, piccoli, anzi più piccoli sono meglio è dopo i quali nulla è più come prima. Gesti immediati, che non ti aspetti, senza i quali nulla inizierebbe. Gesti senza un perché ma che di perché ne creano molti.

CITAZIONE
Di mal d'amore non si guarisce tanto facilmente. E non ci sono medicine. Né rimedi, non si sa quando passa, non si sa nemmeno quanto fa male. Fa bene solo il tempo e tanto, perché più è stata grande la bellezza di un amore, tanto più sarà lunga la sofferenza quando questo finisce.

No.

Intendiamoci, non dico che da quel punto di vista il libro sia tutto da buttar via. Ci sono anche delle metafore interessanti, ma sono in netta minoranza. A proposito, qualcuno ha mai visto una persona sorridere di buono?
E adesso, visto che fino ad ora siete stati tanto buoni, un regalino:
CITAZIONE
Io e il Formica ce ne stiamo all'ultimo banco, quello vicino alla parete che comunica col bagno, quello da cui vedi tutti e non ti vede nessuno.
E' il posto più ambito tra i ragazzi, il più scansato dalle ragazze: loro odiano stare attaccate alla parete, sentire il rumore di tutti quelli che pisciano nel bagno accanto.
Peggio per loro...
Io ci trovo un non so che di poetico in questo fru fru di liquidi e sciacquoni. Ci ritrovo la vita, che fa piroette e salti mortali, che scorre senza che la puoi trattenere, che a volte non la puoi respirare perché puzza d'acido e ti fa schifo metterci le mani. Eppure ci stai dentro, ci stai dentro fino al collo.

E poi mi lamento della mucca parlante Amore 14.

L'unica scelta stilistica vincente della Carcasi è quella di raccontare la storia sia dal punto di Alice che da quello di Carlo, che fa tanto libro della collana Le Ragazzine ma, tutto sommato, è abbastanza gradevole. Il resto non è noia, bensì una pioggia di citazioni senza costrutto, in particolare da Umberto Saba.

Introspezione psicologica



Mi sa che qualcuno ha dimenticato qualcosa :ohyes:
Va bene che sono anime gemelle, ma possibile che Alice e Carlo parlino e pensino esattamente allo stesso modo? Inutile dire che i comprimari, a cominciare dai loro rispettivi partner, non hanno assolutamente spessore, il che è doppiamente imperdonabile dal momento che sono proprio gli esempi di umanità che i due protagonisti si trovano a fronteggiare a far loro decidere di smettere di seguire una corrente in cui non credono. I genitori? E chi li ha visti? Si sa soltanto che sono benestanti. In particolare il professore che molesta Alice in cambio di un 100 alla Maturità è poco più che uno sprecatissimo cameo.
SPOILER (click to view)
Alla fine la fanciulla, rigettate le sue attenzioni, si diploma con 99, cosa che per lei costituisce un'umiliazione ancora più grave.

Che poi uno si dice: chissà che pensieri profondi che faranno 'sti qua. Col cavolo: il mondo non li capisce ergo loro non provano a capire il mondo. Un esempio? Ludovica si comporta da donna scarlatta{cit.} non perché ha dei seri ed evidenti problemi affettivi, ma perché
CITAZIONE
è nata senza mutande

La cornacchia che dice al corvo Quanto sei nero, insomma. Non perché Alice sia particolarmente allegra, ma perché alla fine fa esattamente quello che non sopporta che gli altri facciano a lei. Carlo, se non altro, un po' meno.

Trivia
Il cognome di Alice, Saricca, è l'anagramma di quello della sua autrice.

Conclusione
Non leggetelo: lo avete già fatto, soltanto che ancora non lo sapete.

Edited by Ais Quin - 7/11/2010, 18:29
 
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Darksilver91
view post Posted on 7/11/2010, 18:58




Finisce il Fenomeno Moccia, inizia il Fenomeno Mocciose, in poche parole.
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Veder parlare di Moccia-chan mi ha fatto venire un moto di nostalgia... chi si prende la briga di fare il topic nella sezione autori? XD
 
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Ais Quin
view post Posted on 7/11/2010, 19:10




SPOILER (click to view)
Moccia chi?
 
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2 replies since 7/11/2010, 16:35   92 views
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