Stabat Mater

« Older   Newer »
  Share  
Surymae
view post Posted on 25/11/2010, 21:57




Quasi sicuramente avrete sentito parlare di questo libro, che ha vinto nel 2009 nientemeno che il Premio Strega, di certo il più prestigioso in Italia. Sinonimo di qualità indiscussa? Beh, io non ci giurerei...

Trama
Cecilia, una ragazzina di sedici anni, vive nella Venezia del XVIII secolo d.C. Non vive però in un posto qualunque, bensì al Pio Ospedale della Pietà. Come tutte le giovani, suona il violino e non ha genitori. A differenza delle altre, però, o almeno da quanto si sappia, Cecilia non riesce ad accettarlo e scrive lunghe lettere ad una figura femminile, la Madre, di cui però non si sa se è davvero la madre che non ha mai conosciuto oppure la Morte. Il libro è proprio composto da lagne senza alcun nesso logico pregni monologhi in cui appare netta la confusione mentale di Cecilia. Le lettere che fa non sono la sua unica attività all'interno dell'orfanotrofio, infatti come già accennato suona il violino insieme alle compagne di sventura. Nonostante sia la più brava musicista, anche in questo caso si complica la vita con ragionamenti confusi è inquieta: ha da tempo perso la voglia di suonare, sia perchè sa che questa attività difficilmente la farà uscire dall'edificio, sia perchè il prete che insegna loro a studiare è vecchio e fa eseguire loro sempre e soltanto gli stessi pezzi. Alla fine, però, quest'uomo viene sostituito da un giovane maestro, un ragazzo dai capelli rossi il cui nome è Antonio Vivaldi. Ebbene sì, gente: quell' Antonio Vivaldi. Tutta un'altra storia, rispetto al precedente insegnante: Vivaldi ha a cuore non solo la perizia musicale delle allieve, ma anche la loro anima; gli preme che grazie alla musica esse possano conoscere il mondo che a loro è stato negato. Chi sarà la prediletta del maestro, tra tutte le violiniste? La prima che passava di lì Cecilia.
SPOILER (click to view)
Proprio grazie a Vivaldi la giovane smetterà di piangersi addosso e a cercare di cambiare la realtà della situazione, fuggendo dal Pio Ospedale per cercare la madre e una vita nuova.


Stile
Non male, anzi: il linguaggio di Scarpa è ricercato ed alcune metafore sono di sicuro effetto, senza contare le “frasi da aforisma” che in un bestseller che si rispetti non possono mai mancare. Tuttavia, però, il troppo stroppia, e la ricercatezza sopraccitata diventa proprio l'ostacolo maggiore per la lettura, peraltro noiosa. Spesso la forma prende il sopravvento sulla sostanza, dando l'impressione di trovarsi più di fronte ad un esercizio di stile che ad un vero e proprio romanzo. Non ho niente contro gli esercizi di stile, che tutti gli scrittori, professionisti e non, devono fare, ma il loro posto non è la giuria di un prestigioso premio letterario, bensì il fondo di un cassetto.

Introspezione psicologica
Le potenzialità ci sono, ma vengono come al solito soffocate dallo stile di scrittura. Il personaggio di Cecilia, voce narrante, non emerge, e il lettore non riesce minimamente ad empatizzare con lei. Personalmente non sono mai riuscita a provare pietà né per la sua situazione né per il suo stato mentale, ma invece irritazione e noia. Gli altri personaggi non sono pervenuti, perchè i riflettori sono puntati solo sulla protagonista ed al suo delirio interiore, fino a creare un'atmosfera davvero claustrofobica.

Conclusione

L'alunno è intelligente, ma non si applica si applica solo su certe cose e non su altre. La forma è importante, ma non deve mai prevalere sull'intreccio, sull'introspezione psicologica, sulle emozioni da suscitare al lettore. Altrimenti si ottiene quello che è successo qui: un polpettone né carne né pesce, destinato ad essere dimenticato del tutto a parte poche punte di irritazione che sopravvivono alla lettura. Ma non credo che fosse lo scopo finale di Tiziano Scarpa, quello.
 
Top
Darksilver91
view post Posted on 26/11/2010, 20:54




Il Premio Strega mi tradisce così?
Mi dispiace, ma i cosiddetti "esercizi di stile" m9i hanno sempre annoiato a morte U_U
Per carità, un libro non è un telegramma, ma sono totalmente agli antipodi della concezione d'annunziana della letteratura.
 
Top
Surymae
view post Posted on 26/11/2010, 21:50




CITAZIONE
Il Premio Strega mi tradisce così?

Temo proprio di sì :ohyes: Anche se, ovviamente, dipende dai gusti. A molti su aNobii è piaciuto, ad esempio, ma a me no.
CITAZIONE
Mi dispiace, ma i cosiddetti "esercizi di stile" m9i hanno sempre annoiato a morte

Per me non è una questione di noia, ma mi fanno nascere una domanda: che senso ha pubblicarli? Un libro deve anche tenere conto del fatto che c'è anche un lettore dietro, che vuole trovare certe cose. E, a parte alcuni lettori, non credo che la forma sia la cosa che si cerca di più. Anzi, a molti non interessa affatto (anche se non è giusto neanche questo, a mio parere)!
 
Top
2 replies since 25/11/2010, 21:57   58 views
  Share