Premessa: casualmente, questa è una delle poche occasioni in cui ho visto il film
prima di leggermi il libro, e devo dire che il film non mi era dispiaciuto affatto, anzi -sennò non mi sarei messa a leggere il romanzo dopo, no? -
Ma se mi ritrovo in questa sezione a parlare della prima parte della nota trilogia del fu Stieg Larsson, un motivo ci sarà. Anzi, più di uno.
Trama completa, perchè mi diverto a rovinare il finale.La trama, in breve, è questa: il giornalista finanziario Mikael Blomkvist si ritrova querelato da un industriale, perde la causa e si dimette dal suo giornale. Mentre si gratta le balle in attesa di qualcosa da fare, un altro industriale svedese, tal Vanger, gli propone un lavoro: scoprire che fine abbia fatto sua nipote, scomparsa quando era ancora adolescente. Ad affiancarlo ci sarà l'hacker punk Lisbeth, e alla fine si scoprirà...
Attenzione, da qua parte lo spoiler...che la nipote se n'era andata perchè il padre e il fratello la violentavano dalla mattina alla sera, e che il fratello ha continuato a stuprare e uccidere finchè non si è schiantato contro il guard-rail dell'autostrada mentre era inseguito da una Lisbeth incazzata come non mai e armata di mazza da baseball (dove l'abbia presa non si sa)
Lo spoiler è finito, andate in pace (cit. Nonciclopedia)Personaggi, perchè sembra che ve ne siano tracce.Allora, in sè la trama non è pessima, nè più scontata di tanti altri thriller, ma in sè vi sono elementi che comunque risultano a dir poco surreali.
Partiamo intanto dal protagonista: Mikael Blomkvist è un giornalista
finanziario, e tendo a sottolinearlo perchè vi sono parecchi capitoli pieni zeppi di dati di vendite e linguaggio da broker (su questo poi ci tornerò), casomai uno se ne scordasse; quindi, perchè il vecchio magnate dell'industria dovrebbe proprio pensare che un cacchio di giornalista-economista dovrebbe essere in grado di scoprire quello che la polizia e i detective non hanno scoperto in 40 anni?
E' come se un commercialista si mettesse a scrivere un libro sul fumo.Altra cosa: come è possibile che nessuno, prima del nostro adorato Mikael Blomkvist, si sia accorto di quei indizi? Ok, non tutti possono avere un acume come quello di Sherlock Holmes, ma in quarant'anni possibile che non ci sia stato un investigatore capace in tutta la Svezia?
Inoltre, se il nostro Hercule Poirot svedese è davvero così in gamba, possibile che non sia riuscito a trovare uno straccio di prova decente contro l'industriale che l'ha accusato di diffamazione?
Ora passiamo alla protagonista femminile del romanzo, Lisbeth Salander, che poi tra i due è quella che porta i pantaloni. Tralasciando il fatto che viene considerata
ingiustamente una ragazza con qualche problema da quando ha dato fuoco alla macchina del padre con il padre dentro, effettivamente è l'unico personaggio vagamente interessante, per quanto si riveli essere piuttosto incline alla violenza {nooo, non ce n'eravamo accorti} e abbia atteggiamenti
vagamente autistici. E visto che è lei il personaggio meglio costruito di tutto il libro, figuriamoci gli altri.
Un capitolo a parte va al "cattivo" della situazione, che risulta essere
tremendamente anonimo e scialbo: ok, la Aarendt diceva che il male si nasconde nelle persone più banali, però anche Heichmann aveva più di quello che definisco il "fascino del malvagio" -ovviamente non approvo le azioni compiute da lui o dal regime-; sarà che poi io sono fissata con gli antagonisti, ma penso che un buon
nemico sia fondamentale.
Stile, e qua cascò l'asino.Riguardo allo stile il mio giudizio non può che essere parziale, poichè la traduzione altera sempre lo stile originale, togliendo sfumature proprie della lingua: è per questo che sullo stile in sè non posso pronunciarmi più di tanto, ma sicuramente è nella media del linguaggio da thriller, senza troppe ridodanze nè approfondimenti psicologici. In compenso il romanzo è pieno zeppo di dati finanziari, risultati di sonadaggi e statistiche, tanto che a volte sembra di leggere il Sole 24 Ore svedese o il diario di un broker di Wall Street. Per carità, gli argomenti potrebbero anche essere interessanti per gli svedesi, ma vorrei ricordare alla buonanima di Larsson che quello che ha scritto era un thriller. THRILLER. E nel thriller troppe digressioni uno non se le può permettere, pena l'allentamento della tensione e, contemporaneamente, dell'attenzione del lettore.
Conclusioni del delirioConcludendo, leggersi un mattone di più di 800 pagine per poi scoprire che metà sono dati su dati che ti fanno provare immediatamente compassione per gli studenti di Economia, e l'altra metà è un romanzetto con una trama banalotta, piena di incongruenze e con un solo personaggio vagamente interessante, non è il massimo.
E il titolo?Signori miei, non chiedetemi cosa c'entra il titolo con il romanzo, perchè io, a distanza di un anno e passa, ancora non l'ho capito.
Dulcis in fundo: ho letto che gli USA hanno intenzione di acquistare i diritti di libro e film per rifarne un remake con attori americani. A distanza di un paio d'anni. °_°