| Mi sembra giusto inaugurare il forum con una piccola chicca. Questo libro, infatti, non è l'ennesima copia di Tolkien senza arte nè parte; o meglio, lo è, ma non solo. Questo fu infatti il romanzo che convinse l'Einaudi ad aprire le porte al fantasy, pubblicando per la prima volta un libro di quel genere. Il libro, poi, era stato scritto da una ragazza che, all'epoca dei fatti (2008) era appena maggiorenne, Chiara Strazzulla. Grande baraonda tra gli appassionati, che pensavano che finalmente il fantasy non sarebbe più stato considerato per bambini, e tra i media, che non lesinavano lusinghieri paragoni con autori ben più celebri. Ma, come potete comprendere vedendo dove è stata postata la discussione, qualcosa è andato storto. Cosa? Cercherò di spiegarlo attraverso una recensione pubblicata sul mio profilo aNobii.
"Povera, povera Chiara Strazzulla. Lo sforzo è evidente: ha cercato in tutti i modi di scrivere un buon fantasy. Ha cercato di renderlo diverso dai soliti elementi di stampo tolkeniano, ha sopperito all'originalità con la mitologia... ci ha provato in tutti i modi. Ci é riuscita? No. Cominciamo dall'inizio. Ci sono gli El... no, non gli Elfi, gli Eterni, che al di là del nome non sembrano avere nulla di diverso dalla razza abitante nella Terra di Mezzo. Ma forse qualcosa di diverso c'è: un Mezzomortale, Lyannen. Lyannen, disprezzato da tutti perché lui é piccolo e nero. Ossia: é figo come gli Eterni, ma ha i capelli scuri ed é alto "solo" un metro e ottanta. Disdicevole, non trovate? Come se non bastasse, il poveretto si innamora di Eileen, niente meno che la Stella di Dardamen. Come? Vi ricorda la vicenda di Aragorn e Arwen? Ma che dite? Le donne hanno solo lo stesso carattere (amorfo), e lo stesso soprannome; e sono entrambe elfe. Ma le similitudini finiscono lì! L'unica differenza: Arwen fa qualcosa, anche se poco, Eileen viene invece rapita. Rapita, Eileen, dal Signore delle Tenebre. Forse il nome vi può ricordare quello del Signore degli Anelli; ma siete voi che avete le allucinazioni, non Chiara Strazzulla che ha preso un po' troppa ispirazione da Tolkien. Insomma, dicevamo? Ah, sì. Lyannen si lancia nel salvataggio, con la Compagnia dei Rinnegati al seguito: Compagnia fondata da nove elementi, dei quali solo quattro davvero attivi. Forse esisteva già una Compagnia con nove persone; ma é impossibile. Devo essermelo immaginato. Questa é la trama. Un po' poco, non trovate? Ma si dice che non conta cosa si dice, ma come lo si dice. Chiara Strazzulla lo dice in modo noioso: aritmia nella storia (fine tirata via, parte centrale trascinata), ed uno stile... particolare. Termini simil aulici come "difatti" o "sconciarglieli" (quest' ultimo riferito a dei capelli) accompagnati da termini moderni, come "puzzava da far schifo", o addirittura "sedativo". Sedativo, signori, quando non si conoscevano neanche i poteri della penicillina. Vogliamo essere ancora più buoni? Potremmo dire che anche anche la storia più becera e anche lo stile più brutto possono essere salvati da dei personaggi ben caratterizzati e memorabili. Ha la Strazzulla nel suo libro personaggi ben caratterizzati e memorabili? No. La Compagnia dei Rinnegati é un esempio lampante: come già accennato, di nove elementi soltanto quattro intervengono abbastanza per non essere classificati come comparse. Ma il problema non é solo questo: non si capisce l'indole neanche dei quattro "protagonisti". Si innamorano senza un motivo, partecipano ad una missione per salvare il mondo ma non sanno spiegare come mai hanno preso quella decisione, manco parlassimo di una varietà di pizza presa al posto di un'altra. "L'ho deciso così", "Il destino l'ha voluto", dicono: ma questa non é introspezione psicologica. Inoltre i dialoghi (che, se usati bene, possono essere un ottimo strumento per la succitata introspezione psicologica) sono contati col contagocce: e quelle poche battute che si scambia la Compagnia, la maggior parte riguardano faccende burocratiche. Cose eccitanti come: "Abbiamo provviste per tot giorni...", "Dobbiamo andare per di là...". I membri della Compagnia parlano pochissimo, e scherzano ancora meno: non sono El... Eterni, sono androidi. Persone che trascorrono tanto tempo insieme, animate poi da un nobile scopo come il loro, dovrebbero sviluppare un rapporto di intesa, di complicità. Ridere insieme oppure litigare a morte. Giusto? Ma la Compagnia dei Rinnegati non fà nè l'una nè l'altra cosa: continua a marciare, spinta da deus-ex-machina beceri verso una trama sempre più pericolante."
Questo è quello che penso io de "Gli eroi del crepuscolo". E voi, invece, che cosa dite?
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