Il diario di Bridget Jones, il feng shui fattelo al cervello, ragazza!

« Older   Newer »
  Share  
Ais Quin
view post Posted on 2/11/2010, 17:15




Il diario di Bridget Jones, inestimabile perla di rara demenza regalataci dalla munifica penna di Helen Fielding, è senza dubbio uno dei romanzi più letti, idolatrati, discussi, consequenzialmente, sopravvalutati degli ultimi anni. Sapevo benissimo a cosa andavo incontro quando ho deciso di leggerlo, perchè avevo già visto il film per la scuola e mi ero pure sorbita qualche brano in lingua originale, ma come sempre speravo di potermi ricredere almeno un filino. I casi sono due: o sono un'inguaribile ottimista o sono una deficiente che gode nell'infliggersi le più disparate e dolorose torture.



EPISODIO ZERO: Helen Fielding e la negazione del complesso di Madame Bovary
A metà degli anni Novanta Helen Fielding è una giornalista come tante con all'attivo un solo romanzo, Cause Celeb, pubblicato nel 1994 con una tiratura minima. Impantanata nella stesura di un altro libro, da lei stesso giudicato a posteriori "francamente illeggibile" {Ipsa dixit!}, la sua vita cambia radicalmente quando Charles Leadbeater, editor dell'Indipendent, le propone di occuparsi di una rubrica pensata appositamente per le giovani donne in carriera. Soltanto che alla nostra eroina, giustamente, non andava molto a genio l'idea di fare la figura della deficiente, e soprattutto che tutto il mondo si facesse gli affaracci suoi. D'altra parte, però, pecunia non olet: come girare la situazione a proprio vantaggio senza rimetterci la faccia?


Hikaru Shindo mentre applica la Legge del Riconoscimento Debole.


CITAZIONE
Mi offrii, invece, di scrivere un articolo anonimo, servendomi di un personaggio fittizio comico ed esagerato. Diedi per scontato che nessuno l'avrebbe letto, e che {il progetto} sarebbe stato archiviato dopo sei settimane per essere troppo stupido.
Fonte: Bridget Archive

Il resto, come si dice, è storia: dal 28 febbraio 1995 al 19 dicembre 1998 le avventure di Bridget Jones, trentenne single sfortunata in lavoro quanto in amore, vengono pubblicate prima sull'Indipendent e poi sul Telegraph, e raccolte nel romanzo che tutti noi conosciamo e odiamo amiamo...e che a sua volta avrà un seguito, The edge of reason, pubblicato nel 1998 e tradotto in italiano come Che pasticcio, Bridget Jones!. Dopodiché è la volta dei relativi adattamenti cinematografici e di un breve ritorno di fiamma sulle colonne dell'Indipendent tra il 2005 e il 2006.
Fine di un idillio durato forse troppo a lungo?
Risveglio di una masnada di cervelli intorpiditi dopo un letargo decennale?
Calcio nel sedere da parte di mamma Fielding alla creatura che l'ha resa milionaria causa mancanza di ulteriori idee? Ai posteri l'ardua sentenza, anche alla luce dell'ultima riga dell'ultimo intervento di Bridget:
CITAZIONE
Bridget sta dedicando ogni sua energia alle cure per il suo bambino appena nato – ed è troppo occupata per continuare a tenere il Diario d'ora in avanti.

Traduzione: ormai quel che potevo spremere da quella debosciata l'ho spremuto, indi per cui addio e grazie per tutto il pesce.
Tanto per farvi capire a che livelli siamo aggiungo soltanto che all'inizio la Fielding non aveva detto a nessuno dei suoi colleghi di essere l'autrice della rubrica anonima, timorosa di conoscere la loro opinione al riguardo:
CITAZIONE
Erano tutti spavendosamente seri, scrivevano del New Labour e del riscaldamento globale - non volevo che sapessero che io stavo scrivendo del motivo per cui ci vogliono tre ore da quando ci si è alzate a quando usciamo di casa.

E come darle torto? Però immagino che il successo, quando è arrivato, non le abbia fatto troppo schifo...intendiamoci, neppure io avrei sputato in un piatto tanto ghiotto, ma quando tutti pensano che tu sia una buzzicona sfigata e ridono delle tue disavventure non è proprio una cosa bella.
Fine della panoramica, andiamo avanti con la recensione vera e propria che prima finiamo e meglio è.



TRAMA E INTROSPEZIONE PSICOLOGICA: cazzate antifemministe in saldo
Diciamocelo chiaramente, non è che si possa cavar sangue da una rapa: quando i contenuti mancano non c'è editing che tenga. Tuttavia mi chiedo se a ciò debba necessariamente conseguire che non sia possibile e lecito aspettarsi comunque uno straccio di intreccio da un libro come Il diario di Bridget Jones, dal momento che si tratta di un adattamento ad una precedente opera di finzione e non di una trasposizione letteraria di una raccolta di fatti di vita reale. Me ne frego altamente se il libro ha mantenuto il formato originale oppure no: io la trama la esigo punto e stop. Se poi per trama io intendo una cosa e la Fielding un'altra {leggasi lista della spesa} questo è un altro discorso. Dunque vediamolo nel dettaglio, questo intreccio alla Follett, questo capolavoro di ingegno ed intuito di fronte al quale perfino Shakespeare dovrebbe levarsi il cappello:

*si alza ed intreccia le mani dietro la schiena, iniziando a dondolare sul posto*Bridget Jones è una trentenne insoddisfatta della propria vita: fuma troppo, mangia troppo, sesso manco a parlarne. Divide il proprio tempo tra alcol, cibo, sigarette e fantasie sessuali su Daniel Cleaver, il suo capo. Dopo aver intrapreso un'infruttuosa relazione con lui, capisce che in realtà l'uomo giusto per lei è più vicino di quanto creda: Mark Darcy, avvocato figlio di amici di famiglia...

Visto? Riconosco che non sempre intreccio semplice fa rima con storia di scarsa qualità, anzi; ma quel che c'è va sviluppato il più possibile, laddove per sviluppare non si intende strafare, cara Helen, soprattutto se pretendi che il personaggio di tua invenzione faccia da portavoce ad un'intera generazione. E invece una sola domanda si è affacciata nella mia testa nel corso della lettura:

E 'sti cazzi?
Voglio dire, anch'io, come Bridget, non ho il fidanzato e a volte non entro nei miei pantaloni, ma mica ho sentito il bisogno di scriverci sopra {vero è che non me l'hanno neppure chiesto dietro compenso...}. Non ho trent'anni, questo è vero, ma da quel che dice e che fa viene da dubitare che anche lei ce li abbia. Che poi dico, hai un problema? Cerca di risolverlo, santa Polonia, invece di affidarti al "come viene viene"! No, l'unica cosa che fa Bridget è alzare la cornetta del telefono per piangere miseria dai suoi amici, incurante dei loro cazzi e mazzi, annegando i propri dispiaceri nei vizi che, guarda caso, stanno proprio a monte di alcuni dei suoi problemi.
Hai una famiglia di merda con amici di merda? Capita. Non c'è bisogno di fare tutto questo piagnisteo: invece di romperti le palle all'ennesima cena di Felicemente Sposati o da Una e Geoffrey, accampa una qualsiasi scusa e stattene pure davanti alla TV ad autodistruggerti. Che gli altri pensino quel che vogliono. Che poi, com'è possibile che un essere umano che non sia Michael Phelps riesca ad ingurgitare anche più di 8000 calorie al giorno? Devi essere veramente un pozzo senza fondo, cazzo! Oppure devi essere gravemente malato, e non intendo mentalmente. Lungi da me fare dell'ironia sull'obesità e sui disturbi alimentari in generale, che non so se la signora Fielding ne sia al corrente ma sono problemi seri.
Il tuo capo è uno stronzo e tu te ne sei innamorata? Capita. Ma ti saresti potuta evitare un sacco di dispiaceri se non avessi intavolato con lui quella stupidissima schermaglia telematica sulla tua "povera gonna malata". Ha un bel dire la tua amica femminista che è soltanto un cialtrone: ma le TUE, di responsabilità? Non solo nei loro confronti, ma soprattutto nei riguardi di te stessa? Neppure la dieta può considerarsi una cosa che fai per te, dal momento che sei sempre a cercare i complimenti di qualcuno senza mai fartene tu per prima.
Tua madre si è invaghita di un malandrino lusitano? Capita. Ma tu non sei in pena per lei o per tuo padre, che dal giorno alla notte si è ritrovato solo: no, tu sei gelosa della vita sentimentale di tua madre. Classifichi gli altri soltanto in base a quattro cose: l'età, il girovita, il contocorrente e il suo status sentimentale. Laddove qualcuno ti batte in qualcosa batti il piede a terra e bevi per dimenticare. Tu hai il dirtto di vestirti male, ma Mark non può mettersi un maglione a rombi per far piacere alla donna che glielo ha regalato; tu puoi sognare un lifting, ma il tuo amico Tom non può rifarsi il naso. La tua vita è un continuo sentirsi defraudata di qualcosa che tu per prima continui a negarti. E adesso, per piacere, qualcuno mi spiechi come sia possibile accettare di essere rappresentate da una così, a ridere delle sue disavventure quando bisognerebbe soltanto piangerne, soprattutto se si trova qualche riscontro con la propria realtà!




Smetto i francamente inguardabili panni del dottor Spencer Reid per mettere in chiaro una cosa: io sono una di quelle persone che riesce a intravedere barlumi di profondità perfino in Cosmo di "Due Fantagenitori". Mi piace supplire da sola a ciò che un determinato autore, per scelta o per disattenzione a certi particolari, non ha messo in luce, ma di qui a dire che mi diverto ad andare a rovistare tra la spazzatura ce ne corre, così come mi secca fare tutto da sola in tal senso...esattamente come in questo caso. Bridget Jones non mi ha lasciato niente e niente mi ha comunicato se non una terribile acidità di stomaco. Non è un risultato da buttar via, dal momento che certi autori, in me, non arrivano neppure a suscitare la benché minima emozione {esempio -e qui tirerò una bestemmia colossale: Khaled Hosseini}, ma neanche qualcosa di cui andare fieri se il tuo scopo è quello di suscitare in chi ti legge un'immediata empatia nei confronti dell'eroe/eroina di turno. Più che altro quel che mi chiedo è: chi può essere talmente scellerata da voler eleggere Bridget Jones come propria portavoce? Voglio dire, un conto è ridere con {o di?} lei, un altro è identificarsi in lei senza tener assolutamente conto del fatto che si tratta di un personaggio volutamente caricato e iperbolico. Non sono una femminista, e ripeto, forse non posso capire certe cose perché non ho trent'anni; ma un minimo di dignità!

STILE
Non potete immaginare quanto mi secchi ammettere che, almeno da questo punto di vista, la Fielding sa quello che fa e che la traduzione in italiano non le rende assolutamente giustizia. Tuttavia quel che è giusto è giusto, quindi, sebbene ciò non influisca particolarmente a rivedere il mio giudizio, vai col pane al pane e il vino al vino. Non c'è che dire, quella donna sa come mantenere le promesse...anche troppo, adesso che ci penso. L'unica alla cui realizzazione non si avvicina minimamente, sempre secondo il mio modesto parere, è quella di far ridere. Mi spiego meglio: se magari avesse calcato un po' meno la mano e diversificato un po' forse qualche sorrisino me l'avrebbe strappato, ma dal momento che le dinamiche sono sempre le stesse c'è da stupirsi che il mio volto non sia rimasto ibernato in una sempiterna smorfia di disgusto 100% britannico. Ebbene sì, cari amici del Mulino che vorrei, anch'io, come Bridget, c'ho i colori della Union Jack che mi scorrono nelle vene tipo dentifricio Aquafresh! I cristalletti di fluoro verdi, naturalmente, rappresentano la mia parte italiana.

Indovina chi viene per il tè delle cinque? Il paragone con Jane Austen
Dal cognome di uno dei protagonisti maschili agli stereotipi genitoriali rispolverati dall'antologia di inglese, neppure al lettore meno ferrato in materia può sfuggire un certo parallelismo con Orgoglio e pregiudizio, ma sapete che vi dico? Non me ne potrebbe fregar di meno. Ammetto che ci vuole un bel coraggio per rifarsi nemmeno troppo sottilmente ad uno dei mostri sacri della letteratura inglese ed internazionale, nonché una certa dose di stupidità, ma non considero Il diario di Bridget Jones come un vilipendio all'opera Austeniana. Anzi, per quanto questo tentativo di elevazione culturale vada allegramente a passeggiatrici grazie alla sconfinata intelligenza di Bridget, dei suoi degni comprimari e delle vicende da loro vissute ho un debole per i riferimenti in generale, a patto che siano fatti cum grano salis.
Sarebbe a dire? Sarebbe a dire, sventurati e a questo punto probabilmente un po' smaronati lettori, in modo ragionato, sottile, contestualizzato e soprattutto con umiltà, punti sui quali direi che qui, più o meno, ci siamo.

Da Colin Firth a Michael Jackson: seguito, adattamenti cinematografici e cazzi vari
No, sinceramente non ho avuto lo stomaco di sorbirmi pure Che pasticcio, Bridget Jones!, ma dato che sono qua tanto vale spendere due parole anche per quello. Anche qua, una trama davvero troppo complicata per le mie deboli sinapsi:

Bridget, appena messasi con Mark, è gelosa di Rebecca, collega di lavoro di lui. Convinta che l'uomo non voglia sposarla anche per l'attrazione che sembra provare per la bella avvocatessa, la nostra eroina {achtung, ironie} decide di curare il proprio mal d'amore buttandosi a capofitto nel lavoro. Sarà proprio un viaggio in Asia a farle reincrociare il suo destino con quello di Daniel Cleaver, suo ex-capo e amante; alla fine, comunque, tutto finirà per il meglio e Bridget si rimetterà con Mark, che darà una definitiva prova del suo attaccamento per lei.

Dai, un minimo di carne al fuoco in più c'è, bisogna ammetterlo. Questa volta la Fielding prende ispirazione da un altro romanzo della Austen, Persuasione, in modo però decisamente più calcato e aperto rispetto al Diario. Male, molto male...è esattamente il genere di cose che detesto.
Per quanto riguarda gli adattamenti cinematografici dei rispettivi "libri", anche in questo caso ho visto soltanto il primo, ed è decisamente più bello, o meglio, decisamente più sopportabile dall'obbrobrio da cui è stato tratto. E una volta tanto gli interpreti principali sono più che azzeccati, anche se soltanto in un film Colin Firth e Hugh Grant potrebbero azzuffarsi per un'insipida scrofetta tabagista. Va da sé che mi riferisco a Bridget, non alla Zellweger, che anzi reputo un'ottima attrice. Peccato però per la vocetta un po' abrasiva che si ritrova. È simpatico far notare che in Che pasticcio, Bridget Jones! la protagonista finisce per interviostare proprio Firth, che nel celebre adattamento televisivo della BBC di Pride and Prejudice interpretava Mr. Darcy.
Concludo con una chicca che, personalmente, mi ha fatto tremare le vene dei polsi non appena l'ho vista: la versione illustrata de Il diario di Bridget Jones ad opera di Gavin Reece {no, non chiedetemi chi sia perché proprio non lo so}. E che è, Le fiabe di Beda il Bardo? Ecco a voi, tanto per gradire, una panoramica dei personaggi principali e qualche momento topico del libro. Anzi no, di momenti topici ve ne posto uno solo e gli altri, se proprio non ne avete abbastanza, andate a vederli qui.
SPOILER (click to view)


{Ditemi voi se Bridget non assomiglia a MJ. Il Premio Pigna Verde per la Miglior Faccia da Pirla dell'anno, comunque, spetta senza ombra di dubbio a Darcy.}

image
Bridget si rende ridicola al party di Una e Geoffrey


A proposito, di chi sarà secondo voi il bambino al quale Bridget sembria si stia dedicando anima e corpo {poraccio}? Qualche piccolo indizio: non è vecchio, non è gay, non è portoghese e non è il tipo da indossare un maglione orrendo soltanto per fare piacere alla propria mamma.

Conclusione
Non è il peggior libro che abbia mai letto in vita mia, anzi, non gli si avvicina minimamente. Una cosa è certa, però: se una mentre legge realizza che in un prossimo futuro anche lei rischia di diventare così, un bello sputo nell'occhio a Liebniz e alla sua teoria sul migliore dei mondi possibili ci sta tutto.



À vous
 
Top
Sere Bing.
view post Posted on 2/11/2010, 18:41




MA non era uscito prima il film, ispirato a Orgoglio e Pregiudizio 'modernizzato' e poi il libro? Io ricordavo così, poi non saprei xD
In ogni caso, i film non mi sono dispiaciuti affatto, ma un po' di tempo fa per curiosità ho preso in mano il libro (ero alla Feltrinelli xD) e ... Oh mamma. E' parecchio scontato e ripetitivo, per la prima volta in vita mia ho visto un film che mi sia piaciuto più del libro. Molte cose non combaciano,e nel film Bridget appare come persona più coerente, simpatica, e soprattutto, meno rompiscatole.
CITAZIONE
Tua madre si è invaghita di un malandrino lusitano? Capita. Ma tu non sei in pena per lei o per tuo padre, che dal giorno alla notte si è ritrovato solo: no, tu sei gelosa della vita sentimentale di tua madre. Classifichi gli altri soltanto in base a quattro cose: l'età, il girovita, il contocorrente e il suo status sentimentale. Laddove qualcuno ti batte in qualcosa batti il piede a terra e bevi per dimenticare. Tu hai il dirtto di vestirti male, ma Mark non può mettersi un maglione a rombi per far piacere alla donna che glielo ha regalato; tu puoi sognare un lifting, ma il tuo amico Tom non può rifarsi il naso. La tua vita è un continuo sentirsi defraudata di qualcosa che tu per prima continui a negarti. E adesso, per piacere, qualcuno mi spiechi come sia possibile accettare di essere rappresentate da una così, a ridere delle sue disavventure quando bisognerebbe soltanto piangerne, soprattutto se si trova qualche riscontro con la propria realtà!

Questo nel film non si avvertiva, ma al di là di questo, secondo me non c'è affatto da piangere, perchè è una cosa che ,consapevolmente o meno, facciamo tutti (NB: Tutti non Tutte. Uomini compresi). E' risaputo:siamo molto più clementi con noi stessi che con gli altri, classfichiamo i nostri come 'incidenti' spesso dovuti ad altre persone, e colpevolizziamo gli altri, che invece hanno piena libertà d'azione, anche senza sapere i retroscena della situazione. E' umano, non ci vedo onestamente niente di strano.
E chiunque arriva a pensare che i propri siano guai gravi, e a sottovalutare quelli degli altri. Da questo punto di vista quindi mi trovi in disaccordo, trovo la cosa molto realistica.

Per il resto invece sono d'accordo,e la recensione è buona, anche se vagamente... non vorrei dire moralista, ma un po' acida, questo sì. (Onde evitare inutili schermaglie: mi sto riferendo solo a questa recensione, lungi da me insinuare cose del genere in generale [orrendo gioco di parole, lo so xD]). Che sia un libro estremamente leggero e disimpegnato lo si capiva anche solo dalla copertina, anche se, proverbialmente, questo è un pessimo modo di giudicare un libro xD E' un po' un tanto rumore per nulla. Per la Austen, ripeto, è una cosa dichiarata, non è affatto un plagio nascosto. Se vai su wikipedia sotto 'Orgoglio e pregiudizio' dà come risultato anche il diario di Bridget Jones, proprio perchè è risaputo che è quella la fonte ispiratrice.
 
Top
Ais Quin
view post Posted on 2/11/2010, 19:38




CITAZIONE
MA non era uscito prima il film, ispirato a Orgoglio e Pregiudizio 'modernizzato' e poi il libro? Io ricordavo così, poi non saprei xD

Il film è del 2001, il libro del 1995. Dopo Cristo, non Avanti
CITAZIONE
nel film Bridget appare come persona più coerente, simpatica, e soprattutto, meno rompiscatole

Sì, l'ho notato e la cosa mi ha piacevolmente sopresa...o meglio, mi ha spiacevolmente sorpresa scoprire che la Bridget cartacea era assolutamente insopportabile, dal momento che ho prima ho visto il film e poi ho letto il libro.

CITAZIONE
CITAZIONE
Tua madre si è invaghita di un malandrino lusitano? Capita. Ma tu non sei in pena per lei o per tuo padre, che dal giorno alla notte si è ritrovato solo: no, tu sei gelosa della vita sentimentale di tua madre. Classifichi gli altri soltanto in base a quattro cose: l'età, il girovita, il contocorrente e il suo status sentimentale. Laddove qualcuno ti batte in qualcosa batti il piede a terra e bevi per dimenticare. Tu hai il dirtto di vestirti male, ma Mark non può mettersi un maglione a rombi per far piacere alla donna che glielo ha regalato; tu puoi sognare un lifting, ma il tuo amico Tom non può rifarsi il naso. La tua vita è un continuo sentirsi defraudata di qualcosa che tu per prima continui a negarti. E adesso, per piacere, qualcuno mi spiechi come sia possibile accettare di essere rappresentate da una così, a ridere delle sue disavventure quando bisognerebbe soltanto piangerne, soprattutto se si trova qualche riscontro con la propria realtà!

Questo nel film non si avvertiva, ma al di là di questo, secondo me non c'è affatto da piangere, perchè è una cosa che ,consapevolmente o meno, facciamo tutti (NB: Tutti non Tutte. Uomini compresi). E' risaputo:siamo molto più clementi con noi stessi che con gli altri, classfichiamo i nostri come 'incidenti' spesso dovuti ad altre persone, e colpevolizziamo gli altri, che invece hanno piena libertà d'azione, anche senza sapere i retroscena della situazione. E' umano, non ci vedo onestamente niente di strano.
E chiunque arriva a pensare che i propri siano guai gravi, e a sottovalutare quelli degli altri. Da questo punto di vista quindi mi trovi in disaccordo, trovo la cosa molto realistica.

Devo essermi espressa male {al solito xD}: non penso che ci sia da piangere riguardo ai fatti in sé, bensì per come Bridget li affronta. Certo, so benissimo che si tratta di un personaggio fittizio i cui difetti sono stati volutamente esasperati, ma proprio per questo mi dà fastidio sentirla definire come un modello femminile pangenerazionale.
CITAZIONE
la recensione è buona, anche se vagamente... non vorrei dire moralista, ma un po' acida, questo sì.

Leva pure il vagamente Non so, probabilmente avrei dovuto aspettare invece di scrivere un commento a caldo, ma in quel momento la cosa mi aveva talmente indisposta che, lo ammetto, mi prudevano le mani proprio per la storia del tanto decantato modello. Come sai soffro di una grave forma di allergia nei confronti di tutto ciò che insista per inquadrarmi in un qualsivoglia contesto senza aver sentito prima il mio parere
CITAZIONE
(Onde evitare inutili schermaglie: mi sto riferendo solo a questa recensione, lungi da me insinuare cose del genere in generale [orrendo gioco di parole, lo so xD])

Tu conosci me e io conosco te: incidente archiviato. Anzi, nessun incidente del tutto
CITAZIONE
Per la Austen, ripeto, è una cosa dichiarata, non è affatto un plagio nascosto. Se vai su wikipedia sotto 'Orgoglio e pregiudizio' dà come risultato anche il diario di Bridget Jones, proprio perchè è risaputo che è quella la fonte ispiratrice.

Sono la prima a dire che non si può reinventare ogni giorno la ruota, ci mancherebbe. Anzi, la caccia al riferimento mi piace tantissimo. Più che altro non vedo, ai fini della storia, il motivo di sottolineare in modo quasi ossessivo la cosa, dal momento che ciò non influisce particolarmente sulla godibilità o meno del libro in questione.
 
Top
Darksilver91
view post Posted on 2/11/2010, 21:24




Un altro di quei pochi casi in cui il film è venuto meglio del libro... Suvvia, però, non diamo addosso così pesantemente alla Fielding, che ha avuto il pregio di aver saputo creare un personaggio così odioso e pieno di difetti come Bridget, che non è cosa da poco: è facile creare una Mary Sue o un personaggio fuffoso, molto più difficile crearne uno spregevole. Per il resto, quoto in toto.
 
Top
Ais Quin
view post Posted on 3/11/2010, 11:02




Nulla da dire su questo, anzi. L'idea di partenza della Fielding non era male, ma almeno ne Il diario di Bridget Jones mi è sembrato che si concentrasse troppo sull'invidia, la gelosia e il "revisionismo" della realtà, vanificando e banalizzando i già pochi tentativi di Bridget di crescere e migliorarsi sul serio.
 
Top
Sere Bing.
view post Posted on 4/11/2010, 18:17




CITAZIONE
Devo essermi espressa male {al solito xD}: non penso che ci sia da piangere riguardo ai fatti in sé, bensì per come Bridget li affronta. Certo, so benissimo che si tratta di un personaggio fittizio i cui difetti sono stati volutamente esasperati, ma proprio per questo mi dà fastidio sentirla definire come un modello femminile pangenerazionale.

Non ti sei affatto espressa male, e quell oche intendevo io è proprio questo: i difetti saranno pure esasperati al limite, ma sono i difetti che più o meno inconsapevolmente, abbiamo tutti. Al limite mi sono spiegata male io.
 
Top
5 replies since 2/11/2010, 17:15   395 views
  Share